Zen e Judo

Spesso mi è stato chiesto di dare un opinione sulla relazione fra lo Zen e le arti marziali.
Di primo acchitto rispondo che non c’è relazione, soprattutto se la chiave di lettura è lo Zen, che è buddhismo, che è una via di pace e che di principio aborrisce qualsiasi forma di conflitto, di scontro. Mentre le ari marziali, come suggerisce il loro nome, sono appunto discipline che nascono dalla guerra.
Tuttavia lo Zen non è una religione della discriminazione, il guerriero o il combattente possono efficacemente trarre beneficio dalle pratiche meditative e anche dai suoi concetti e precetti.
Io ho avuto modo di praticare un po’ il Judo e posso fare riflessioni solo partendo da questa mia esperienza. Sviluppatasi in Giappone, lo Zen Rinzai è una scuola buddhista che, nel corso dei secoli, ne ha influenzato molti aspetti della vita culturale. Tra i vari ambiti che esso è riuscito ad influenzare, favorendo principalmente lo sviluppo di un forte senso di armonia, troviamo anche le arti marziali, come il Judo ed il Kendo.
Nei secoli, l‘influenza dello Zen nelle arti marziali, è stata così preponderante fino a diventare l’ideologia su cui i samurai fondarono la loro condotta. Nonostante ciò appaia come un esito paradossale, poiché le premesse di questa scuola religiosa si basano sulla non violenza, i samurai trovarono, nella filosofia Zen, il giusto distacco e la giusta concentrazione, per loro necessari al fine di divenire imbattibili in battaglia ed impassibili davanti alla morte.
L’influenza che lo Zen ha esercitato sul Judo, la ritroviamo nelle definizioni stesse di questa arte marziale. Il Judo è sia via della dolcezza, intesa come cedevolezza, in antitesi al concetto di resistenza, che via della verità che diviene il fine ultimo della pratica stessa.
Anche un movimento fondamentale del Judo, il Tai Sabaki, ossia l’arte di dirigere e ruotare il corpo, diviene espressione armonica dello Zen, poiché è un’arte che si consuma in se stessa. Ciò che accomuna i movimenti del Judo all’armonia Zen è proprio il concetto di equilibrio: il Tai Sabaki è fondamentale per muoversi, ma si realizza solo quando la mente diviene padrona del proprio stato di equilibrio, riuscendo così a mantenere in equilibrio anche il corpo e tanto la pratica del Judo, quanto la pratica dello Zen, richiedono di ottenere il massimo vuoto da se per raggiungere il proprio scopo. Un’ultima analogia che spiega l’influenza dello Zen nel Judo, riguarda la forza: se il Judo prevede di impiegare la forza nel modo più efficace, cioè ottenendo il massimo con il minimo sforzo, ugualmente la pratica Zen consente di avere sempre una grande riserva di forza.
Mi piace sostenere che, mantenendo chiara la differenza fra queste diverse attività, l’integrazione di un esercizio psico-fisico, affine per filosofia alla pratica Zen e dunque alla meditazione, non può che rafforzare l’individuo nei suoi intenti.

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